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ANORESSIA NERVOSA, COMPRENDERLA PER SCONFIGGERLA

anoressia

(di Maha Kanaan) L’anoressia nervosa è un disturbo dell’alimentazione che colpisce soprattutto ragazze di età tra i 12 e i 25 anni, è tra le patologie più tristemente diffuse nei paesi industrializzati, dove il cibo abbonda, ed in cui, specialmente tra le donne, è enfatizzato il valore della magrezza.

L’anoressia nervosa si manifesta prevalentemente nel sesso femminile (in una percentuale superiore al 90%).

Il termine anoressia (letteralmente: mancanza di appetito) non risulta corretto per descrivere un disturbo in cui l’appetito è nella maggioranza dei casi conservato. Più che altro, ciò che caratterizza questo disturbo è il terrore di ingrassare e la ricerca ossessiva della magrezza.

Una persona affetta dall’anoressia manifesta le seguenti caratteristiche: perdita di peso rilevante (oltre il 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza); paura intensa di ingrassare anche quando si è sottopeso; alterazione nel modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee; amenorrea ovvero scomparsa delle mestruazioni (assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi).

Spesso l’anoressia comincia con il semplice desiderio di raggiungere il “peso ideale” tanto propinato dai media. Se a questo fattore si aggiungono altri fattori individuali (come ad esempio la bassa autostima o il perfezionismo) e famigliari (ad esempio, iperprotezione dei genitori o la mancanza della figura paterna), il passo per lo sviluppo del disturbo alimentare può essere breve.

Alcuni autori affermano che l’anoressia sia causata dal desiderio dell’anoressica di attirare l’attenzione, ma sempre più psicologi concordano che in realtà hanno solo il desiderio di scomparire, di non farsi notare.

I sviluppi e gli esiti dell’anoressia nervosa sono molto variabili: in alcuni casi, ad un episodio di anoressia fa seguito una completa remissione; in altri  sono presenti fasi di remissione, con recupero del peso corporeo, che si alternano a fasi di ricadute. Altri ancora presentano un’evoluzione cronica, con progressivo deterioramento nel corso degli anni. Infine, purtroppo, a volte, è necessario il ricovero in ambiente ospedaliero per il ripristino del peso corporeo o la correzione di squilibri elettrolitici. Tra i soggetti ricoverati presso strutture universitarie, la mortalità a lungo termine per anoressia nervosa è maggiore del 10%. Il decesso si verifica in genere in rapporto alla denutrizione, agli squilibri elettrolitici, a suicidio.

 

 

 

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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