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DIO CI CHIAMA, RISPONDIAMO ALLE VOCAZIONI

 

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(Di Cinzia Guerra) Offrire la nostra vita a Dio vuol dire essere capaci di uscire da noi stessi, dice il Papa, che parla di “ESODO”, che è la vocazione o meglio “la nostra risposta alla vocazione che Dio ci dona”.

Se pensiamo all’Esodo ci viene in mente la meravigliosa storia di amore tra Dio e il popolo dei suoi figli all’inizio, mentre Papa Francesco lo intende come il passare dalla schiavitù dell’uomo vecchio alla vita nuova in Cristo, opera che avviene in noi per mezzo della fede.

Questo passaggio è un cammino sia dell’anima cristiana, che della chiesa intera.

Alla radice della vocazione dice Bergoglio c’è l’esperienza di fede, cioè lasciare se stessi, uscire dalle comodità e rigidità del proprio io per centrare la nostra vita in Gesù Cristo, mettersi in cammino con fiducia come fece Abramo, sapendo che lui ci indicherà la strada verso la nuova terra.

Chi si mette in cammino poi continua, troverà vita in abbondanza, mettendo tutto se stesso a disposizione di Dio e del suo Regno.

La vocazione cristiana è una chiamata d’amore che attrae e rimanda oltre se stessi, decentra la persona e innesca “un esodo permanente dell’io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di se, verso il rinnovamento di se e verso la scoperta di Dio” (Benedetto XVI).

L’esperienza dell’esodo è paradigma, dice ancora il Papa, in particolare per chi abbraccia la vocazione speciale dedita al servizio del Vangelo.

E’ un atteggiamento sempre rinnovato di conversione e trasformazione, è essere sempre in cammino, è il dinamismo pasquale.

La vocazione è quell’azione di Dio che ci fa uscire dalla nostra situazione iniziale, ci libera dalla schiavitù, ci strappa dall’abitudine e indifferenza e ci proietta verso la gioia della comunione con Dio e i fratelli.

Ci mettiamo in cammino verso Gesù Cristo che è il nostro termine primo e ultimo della nostra vita e felicità.

La dinamica dell’esodo riguarda tutta la chiesa e non solo la singola persona, essa deve essere capace di andare, muoversi e incontrare i figli di Dio.

Deve evangelizzare uscendo e andando incontro all’uomo, annunciare liberamente la parola del Vangelo e curare le ferite dell’anima e del corpo e sollevare i più poveri e bisognosi con la grazia di Dio.

Ascoltare e accogliere la chiamata del Signore, non è una questione privata e intimista, ma ci deve mettere al servizio della costruzione del Regno di Dio, sulla terra e all’impegno solidale per i più poveri.

Infatti il discepolo di Gesù deve avere un cuore aperto al suo orizzonte sconfinato e configura la vita come comunione missionaria.

Questo messaggio Papa Francesco vuole farlo passare soprattutto ai più giovani, che per la loro età e visione del futuro vedono a volte incognite e preoccupazioni e che per questo rischiano di paralizzare questi loro slanci, fino a pensare che non vale la pena di impegnarsi e che Dio possa limitare la loro libertà.

Invece incoraggia a non aver paura di uscire da loro stessi e mettersi in cammino perché è bello  lasciarsi sorprendere dalla chiamata di Dio, accogliere la sua parola e mettersi sulle sue orme perché la nostra vita non può far altro che diventare ogni giorno più ricca e gioiosa.

In ultimo ricorda l’importanza di pregare, come disse Gesù ai suoi discepoli “il signore della messe… mandi operai nella sua messe”, perché la chiesa è per sua natura missionaria come dice il Concilio Ecumenico Vaticano II.

Allora dobbiamo imparare ad ascoltare la voce di Cristo buon pastore e lasciare che lo spirito santo ci introduca in un dinamismo missionario per offrire la nostra vita e spenderla per la causa del regno di Dio.

(Messaggio del Papa in occasione della 52° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni 14.04.2015)

 

 

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