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MAI DIRE CHI MASSACRO’ GLI ARMENI.

 

armeni

Foto da: oubliettemagazine.com

(di Mauro Carabelli) 21 stati fino ad oggi (Uruguay, Cipro, UE, Argentina, Russia, Canada, Grecia, Libano, Belgio, Francia, Svezia, Vaticano, Italia, Svizzera, Slovacchi, Olanda, Polonia, Venezuela, Germania, Lithuania, Cile) con diverse risoluzioni hanno riconosciuto l’ovvio, cioè  che quanto perpetuato contro il popolo Armeno da parte dell’Impero Ottomano sia stato un vero e proprio genocidio.

Stupisce dunque l’indignazione del Governo Turco che, nell’ottica di un suo ingresso nella UE, avrebbe tutto da guadagnare sul piano della credibilità politica ammettendo la responsabilità della palese persecuzione verso gli Armeni condotta  prima dal sultano ottomano Abdul – Hamid negli anni 1894-1896 e perpetuata in seguito  durante la pulizia etnica pianificata dal governo dei “Giovani Turchi” negli anni 1915-1916 che costò più di un milione e mezzo di vittime soprattutto tra i cristiani armeni.

Ma ancora una volta sotto la maschera della moderazione e del politically correct  è emersa una reazione smodata e insolente nei confronti dell’onestà intellettuale di Papa Francesco che ha avuto solo il torto di non tacere di fronte alle persecuzioni subite dai cristiani ad opera di tutti  gli integralismi  passati e odierni complice anche il silenzio della politica: “Una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: ‘ A me che importa?’”

Si, perchè se l’indignazione di Ankara può avere una pallidissima attenuante per i pericolosi retaggi integralisti che avvolgono la governance turca, altrettanto non si può dire nei confronti del pietoso tentativo di voltarsi dall’altra parte come ha fatto il nostro Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche UE che, per giustificare il silenzio del governo italiano sulla questione armena, ha affermato:  “È la solita e importante questione della lettura della storia, non esiste una lettura storica assoluta e la lettura della storia crea forti divisioni.”  Come dire che le parole del Pontefice sono frutto di una sua particolare lettura di accadimenti che non devono avere una loro precisa e comprovata collocazione nella storia, tanto meno dei responsabili.  Sarebbe stato più dignitoso che il sottosegretario continuasse a tacere come il suo Governo.

Andando avanti di questo passo anche il giudizio sulla shoah o sui gulag potrebbe correre il rischio di dover sottostare prudenzialmente  al relativismo delle idee per non urtare la suscettibilità dei tedeschi o dei russi. Da qui al negazionismo, a causa dell’opportunismo di una politica sempre più cieca e sorda al cospetto della  sofferenza umana, il passo è breve.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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