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LO SPIRITO DEL MONDO

preghiera

(di Mauro Carabelli) E’ difficile testimoniare una prospettiva spirituale oggi? In una società in cui si è perso un senso che dia universalmente significato alla vita, oltre a quello dell’avere sull’essere, professare dunque una fede religiosa, qualsiasi fede, è compito arduo soprattutto perché il credere in ciò che non può solo manifestarsi nella certezza della prassi guidata dalla esclusività della dea ragione, viene giudicato anacronistico, antistorico, inutile.

Talmente inutile da essere coperto dal “rumoroso” silenzio con il quale l’Europa e l’Occidente hanno osservato, senza muovere un dito o sollevare una protesta che non fosse di facciata, le sanguinose e brutali persecuzioni dei cristiani nel mondo. E aggiungo, senza paura di essere sconfessato, come siano altrettanto inquietanti il cinismo, la volgarità e la sufficienza laica con cui  a volte nella satira politica vengono  trattate   tutte le religioni, Islam e ebraismo compresi, quasi a voler sottolineare  come ogni limite possa essere travalicato perché lo esige la supremazia della ragione antitetica  a ogni “irrazionale” esposizione alla trascendenza.

Il nietzschiano Dio è morto si è dunque così affermato tanto da farci deridere o peggio, relegare nel cimitero dell’inutilità chi crede nella conversione dell’uomo che vada oltre il debole tratto del relativismo liberista? Ma Nietzsche quando decretò la morte di Dio volle semplicemente sottolineare la limitatezza di ogni epistéme che volesse rigidamente imbrigliare anziché liberare la trascendenza creativa dell’Essere. Il suo era cioè un inno alla vita in grado di sottrarsi al nichilistico sguardo nel nulla che, oggi, è ancora una volta rimosso e aggirato dalla coattiva ripetizione della prassi consumistica e da un atto di fede rivolto solo alle imponenti anticipazioni della tecnica.

E questo vale soprattutto quando le certezze certificate dalla tecnica – che ha campo libero potendo scavalcare qualunque limite compreso quello del Sacro – diventano un inferno perché incapaci di realizzare nel cuore dell’uomo la verità della  felicità posseduta. Una felicità presunta perché “ragionevolmente” ridotta a bruciare tutto e subito e  “ontologicamente” convinta che oltre ci sia soltanto il nulla. Ma l’extrema ratio  di sostenere l’esistenza, consumando compulsivamente e tragicamente il mondo,  ottiene come risultato un mondo spogliato di senso cioè proprio quel nulla che si pensava di aver aggirato.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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