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Fukushima: quando l’effetto domino sconvolse il Giappone

 

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(foto da: lindro.it)

(di Jessica Carù e Francesca Bianchi)Sono passati più di quattro anni da quando i telegiornali hanno diffuso la notizia di un tragico evento che ha coinvolto l’altra parte del mondo. In Europa era mattina presto, le nostre città si erano appena svegliate, mentre il Giappone era già nel pieno delle sue attività quotidiane.

In particolar modo Tohoku, la regione settentrionale dell’isola nipponica di Honshu, sulle cui coste sorgono alcune centrali nucleari. Sarebbe dovuto essere un tranquillo pomeriggio quello dell’11 marzo 2011, se non fosse stato per un terremoto che ha provocato una reazione a catena.

Dalle ore 14.46 una serie di scosse sismiche si sono verificate al largo della costa orientale, causando uno tsunami che si è abbattuto sulle centrali nucleari costruite a pochi metri dalla costa.

La prima delle scosse, percepita  anche sulla terraferma, a 100km di distanza dall’epicentro, ha registrato una potenza di 9.0 sulla scala Richter; le successive hanno raggiunto una magnitudo inferiore (mediamente intorno al 7.0).

A seguito della prima scossa si è generato uno tsunami con onde alte più di 10 metri che si è abbattuto principalmente sulle coste giapponesi, coinvolgendo tuttavia  altri paesi come l’Australia, la Russia, le Filippine  e le Hawaii, che hanno immediatamente dichiarato lo stato di allerta.

La potenza distruttiva dello tsunami ha fatto sì che alle 18.000 vittime, causate dalle catastrofi naturali, si sommassero le preoccupazioni per la contaminazione dell’area circostante la centrale considerata in grave pericolo

Le onde, infatti, hanno sommerso la centrale di Fukushima Dai-Ichi, disinnescando i sistemi di raffreddamento dei primi tre reattori nucleari e causando la fusione parziale dei noccioli.

A  nulla sono servite le barriere protettive costruite per proteggere la centrale da questo tipo di avvenimenti, fino ad allora sfortunatamente sottovalutati; così come sono serviti a poco gli avvertimenti annunciati due anni prima in un incontro in cui si discuteva sulla sicurezza degli impianti nucleari.

Masanobu Shishikura, geologo giapponese, aveva infatti condotto ricerche in merito nel 2009 ed era stato preso in considerazione dai direttori della centrale soltanto nel 2011.

Un incontro per discutere del problema era stato fissato per fine marzo, purtroppo però le calamità naturali non hanno atteso i tempi umani.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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