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Digital: il futuro del lavoro e della formazione

 

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(foto da: agendadigitale.eu)

(di Giulia Lanzo) l’Italia è sempre più digital, soprattutto in seguito al primo lockdown di febbraio 2020. Gli italiani si sono dovuti adeguare con piacere o con fatica, al lavorare e allo studiare da casa.  Se questa situazione ci ha protetti e ci protegge ancora dalla diffusione del Coronavirus, d’altra parte aumenta lo stress del lavoratore/studente che fatica a staccare la mente e si sente costantemente connesso alla propria attività.

Le poche certezze in questo momento storico sembrano proprio essere lo smart working e la didattica a distanza. Siamo in un periodo di reale evoluzione delle modalità di apprendimento e di approccio al lavoro, e questo porta con sé dei fattori sia positivi che negativi.

Il risparmio di tempo logistico, la flessibilità di orario, la riduzione dei costi sono sicuramente degli elementi che possono agevolare la realtà lavorativa e scolastica di molti italiani. Tuttavia, con queste modalità “a distanza” il contatto umano perde di consistenza, la difficoltà di concentrazione aumenta e l’utilizzo dei mezzi tecnologici diventa eccessivo.

Con questi vantaggi e svantaggi si potranno considerare l’apprendimento, la formazione e il lavoro digitale come una soluzione definitiva per il futuro?

Personalmente, da studentessa universitaria vedo molti vantaggi nel poter seguire le lezioni comodamente da casa, ma sarò sempre una fiera sostenitrice della didattica e del lavoro in presenza, del rapporto umano con docenti e colleghi nonché della possibilità di poter imparare o svolgere la propria attività lavorativa come si è sempre fatto.

Dal punto di vista della didattica c’è il rischio di perdere la possibilità di andare a fondo nel conoscere la natura delle cose. Dal punto di vista lavorativo invece, dipende dal lavoro che si svolge, ma sicuramente non siamo ancora pronti per una soluzione definitiva dove il digitale sostituisce il reale.

Ciononostante la rivoluzione digitale in atto è da considerare come estremamente invadente e consistente. Una rivoluzione che, purtroppo o per fortuna, non possiamo evitare.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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