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Varese è la scultura

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Maria Cristina Carlini, Bosco (Villa Recalcati – Varese)

 

(Mauro Carabelli) Il parco di Villa Recalcati,  sede della Provincia di Varese, ospita da una decina d’anni  una permanente di scultura contemporanea realizzata e curata dal professor Flaminio Gualdoni, critico d’arte e docente di storia dell’arte all’ Accademia milanese di Belle Arti di Brera. La mostra, che si articola sia negli spazi aperti del bel giardino all’italiana della villa sia nei saloni interni di rappresentanza, è in divenire perché destinata nel tempo ad ospitare altre opere di autori che hanno avuto a che fare con il nostro territorio tenendo di fatto sempre aperta quella riflessione sulla scultura che da secoli caratterizza buona parte della storia dell’arte varesina.

Flaminio Gualdoni, classe 1954, vera e propria autorità in questo campo non solo perché è tra i più brillanti docenti di storia dell’arte, soprattutto perché il suo è un curriculum di chi l’arte l’ha frequentata, vissuta e  commentata in tutte le sue sfaccettature come critico, giornalista, curatore, scrittore. Tra i suoi più ambiti traguardi: commissario alla 44° Biennale di Venezia, direttore dal 1988 al 1994 della Galleria Civica di Modena, dal 1995 al 1999 dei Musei Civici di Varese e nel 2005-2006 della Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano. All’attivo una ventina di libri dall’arte classica all’avanguardia e al dizionario dei termini artistici.

GLI ARTEFICI DELLA PERMANENTE

Geniale fu l’intuizione di Vittore Frattini  nell’individuare in Gualdoni   l’ideale  curatore di un triennio di antologiche,  denominato appunto “Scultori a  Villa Recalcati”, cui avrebbe fatto seguito la permanente, contributo simbolico alla vasta impronta lasciata dai nostri artisti nella storia della scultura.

Fu proprio la Provincia ad accogliere e promuovere l’iniziativa dopo aver sperimentato con successo la personale del 2009 di Vittore Frattini  Non a caso  questa presenza viva  dell’arte scultorea varesina si apre con una delle “grandi V” del Maestro Frattini posizionata all’ingresso di Villa Recalcati.  “l’amico Vittore è proprio uno di quegli artisti – ci tenne a sottolineare Gualdoni -  che hanno avuto un ruolo  preminente non solo su basi locali ma a livello internazionale  promuovendo anche oltreconfine il territorio in cui si sono  formati”. Si succederanno così nel triennio le mostre di Gio’ Pomodoro, Giancarlo Sangregorio, Vittorio Tavernari, Nino Cassani, Maria Cristina Carlini che si sono perfettamente integrate con le geometrie del tipico “giardino all’italiana” di Villa Recalcati.

“Quella della scultura –  nelle riflessioni di Gualdoni –  è una testimonianza secolare perché la nostra terra ha dato i natali, ospitato, contaminato maestranze dotate di scalpelli e sapienze manuali, come la storia dell’arte del medioevo in poi ci racconta. Il Varesotto ma anche tutta l’area transfrontaliera con il Cantone Ticino sono storicamente terre di picasass la cui perizia si è distinta per secoli di cava in bottega, di maestro in apprendista, di opere piccole in monumentali. E’ un’area geografica  che ha visto soprattutto nel campo dell’arte dell’Ottocento e del Novecento operare ed emergere figure eminenti e ormai storiche  da Vela a Grandi, da Butti a Pogliaghi, da Pellini a Broggini, e non è stata da meno nel secondo dopoguerra”.

LE GRANDI MOSTRE VARESINE DI SCULTURA

Fu proprio Varese a rompere il ghiaccio. Nel 1949, si tenne infatti a Villa Mirabello “il Premio di scultura “Città di Varese”, prefato da Giulio Argan. Un evento di grande interesse e levatura in quanto prima grande mostra sulla scultura italiana contemporanea in grado di affiancare  maestri autorevoli come i Marino, i Manzù, i Fontana, i Messina alle generazioni nuove e già mature, da Mirko a Mazzacurati, da Graco a Leoncillo, da Cavaliere a Tavernari.

E ancora, nel 1953, sempre a Varese, un’altra mostra fondamentale, prefata da Lamberto Vitali, ha qualificato ulteriormente il peso internazionale della scultura  con opere di Armitage, Arp, Barlach, Bill, Boccioni, Braque, calder, Degas, Despiau, Fontana, Giacometti, Hepoworth, Laurens, Lehmbruchk, Lipchitz, Maillol, Martini, Matisse, Moore, Picasso, Renoir, Richier, Rosso, Viani, Wotruba ”.

“Furono momenti importanti, irripetibili ma ovviamente di passaggio – secondo Flaminio Gualdoni – proprio per questo motivo gli organizzatori decisero che venissero  donate alle istituzioni cittadine alcune  opere di Marino Mazzacurati, Emilio Greco, Angelo Frattini che ora trovano collocazione permanente nella mostra di Villa Recalcati. 

UN FILO CHE  NON SI E’ MAI SPEZZATO

“Oggi, grazie anche a questa permanente, possiamo dire che il filo narrante della tradizione scultorea varesina non si sia mai spezzato mantenendo, tra l’altro,  intatta anche quella cultura di villa che fin dal suo nascere ha saputo coniugare il pregevole  palcoscenico ambientale e architettonico  delle ville settecentesche  della Città Giardino, e dintorni non meno prestigiosi,  con eventi culturali e artistici di altissimo livello in virtù anche della sensibilità delle istituzioni locali”

LE RADICI DI UN’ARTE UNIVERSALE

“Proprio la mano pubblica, particolarmente sensibile alle radici culturali di un’arte universale –  ci ricorda  Gualdoni – si è resa protagonista nei fatti di una meritevole attenzione alle vicende e alle figure della scultura.  Un’esperienza positiva che dimostra come, anche tra mille difficoltà attuali, sia possibile far cultura pubblica in modo serio e non occasionale”.

VARESE E’ LA SCULTURA

Proprio grazie alla serietà e sensibilità mostrate sul campo, la  Provincia di Varese ha incontrato la  disponibilità di vari autori e loro eredi che hanno deciso di donare all’ente  prestigiose sculture dando così corpo alla mostra permanente. Altre, si spera, se ne aggiungeranno se non altro “Per mantenere vivo un quadro culturale e ambientale - secondo Flaminio Gualdoni –  dove Varese è la scultura, perché Varese è il luogo buono ove un’opera vuole vivere e può anche integrarsi se non addirittura rispecchiarsi nel paesaggio, esserne contaminata a vantaggio di una lettura più completa e coinvolgente sul piano emozionale. E’ un’arte che appartiene a scultori d’anima che, in quanto tali, amano la scultura e ogni progetto che concretamente la riguardi, la stimoli, la promuova, consentendo al pubblico di comprenderla e di goderne”.

QUALE FUTURO?

La conservazione e l’arricchimento di questo percorso permanente è ora nelle mani di chi dovrà gestire l’eventuale ridimensionamento se non addirittura la cancellazione delle Province. Dopo sarà nella potestà di coloro che dovranno rappresentare e tutelare le risorse di un’area culturalmente omogenea senza cancellarne l’anima, si spera,  con un colpo di spugna. “Confidiamo nella saggezza di chi governerà nel futuro il territorio senza disperderne le risorse  - nelle conclusioni di Flaminio Gualdoni -  in modo che coloro che transiteranno da Varese e ne apprezzeranno l’innegabile  suggestione dei luoghi possano sempre leggervi una globale trama di pensiero e d’opere che corre da Casa Pogliaghi sul Sacro Monte al Museo Butti a Viggiù, dal Luogo dei quattro punti cardinali di Gio’ Pomodoro a Taino alla Villa Recalcati di Varese, in una terra cioè dove la scultura torna, ora, ai suoi orgogli antichi”.

 

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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