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La ricerca biomedica destinata alla prevenzione: una soluzione al cronico deficit di risorse.

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L’esperienza di Reggio Calabria

LINO CASERTA – ASSOCIAZIONE CALABRESE DI EPATOLOGIA (ACE) – onlus

La continua riduzione degli investimenti pubblici destinati alla ricerca scientifica ha fortemente ridimensionato sino a rendere sostanzialmente inefficaci settori che, non avendo un’immediata prospettiva commerciale, non riescono ad accedere a forme alternative di finanziamento privato.

Nell’ambito biomedico il settore epidemiologico è tra quelli che maggiormente risente della cronica esiguità di risorse. Eppure il contributo di conoscenze che esso garantisce in merito alla diffusione delle malattie e ai fattori che contribuiscono a determinarle risulta indispensabile per la programmazione di efficaci politiche sanitarie ed interventi finalizzati alla prevenzione.

Considerate le prospettive di stabilizzazione del risparmio o di ulteriore ridimensionamento della spesa, soprattutto in ambito sanitario, diventa obbligatorio immaginare soluzioni non convenzionali che impediscano la completa paralisi di questo settore di ricerca che ha rilevanti ricadute sulla salute pubblica.

Una possibile soluzione potrebbe essere ricercata nella particolarità dell’impegno epidemiologico. Questi, infatti, si realizza fuori dai laboratori di ricerca nei territori dove i diversi soggetti della società civile, quali le associazioni del volontariato (risorse umane con movente etico), le organizzazioni professionali (risorse di conoscenza), le istituzioni della finanza etica quali le fondazioni (risorse economiche) potrebbero abbandonare il loro tradizionale ruolo di “sostenitori passivi” per diventare i diretti protagonisti dell’azione epidemiologica sotto il coordinamento organizzativo e scientifico  delle tradizionali istituzioni di ricerca.

L’Associazione Calabrese di Epatologia (ACE) è un’organizzazione professionale di volontariato impegnata nel settore della ricerca biomedica indipendente, della formazione professionale, della divulgazione finalizzata alla prevenzione e dell’assistenza sanitaria solidale e gratuita.

L’ACE in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), con il quale è stato stipulato un accordo di collaborazione scientifica, e grazie al sostegno di Fondazioni di origine bancaria (BNC, CARICAL), ha condotto degli studi finalizzati a stabilire la diffusione e le cause delle malattie croniche del fegato, dell’eccesso ponderale, del rischio cardiovascolare e del danno pre-aterosclerotico, sia nella popolazione adulta (“Progetto Epatiti” e CA.ME.LI.A. Study) che negli adolescenti (M.A.RE.A. Study).

Questi studi hanno evidenziato una situazione epidemiologica preoccupante. Infatti, una consistente quota di popolazione pediatrica presenta alterazioni associate all’eccesso ponderale che la esporrebbe allo sviluppo, già in una fase molto precoce della propria esistenza, di un carico di patologia cronica-degenerativa considerata sino a oggi esclusiva prerogativa dell’età più avanzata. Verificare se tali alterazioni sono reversibili e quale sia il loro impatto sullo stato di salute nell’età adulta costituiscono gli obiettivi che il progetto epidemiologico intende perseguire prospetticamente anche al fine di verificare l’efficacia delle politiche di prevenzione che in Italia sono state messe in atto con parecchio ritardo rispetto ad altre realtà dell’Occidente industrializzato.

Le attività di ricerca vengono svolte presso gli osservatori epidemiologici che sono stati realizzati recuperando strutture territoriali delle aziende sanitarie locali ormai in disuso (ex Ospedale di Cittanova) oppure realizzate in modo parziale e abbandonate all’incuria e al degrado (Struttura Sanitaria di Pellaro).

Presso l’Osservatorio Epidemiologico di Cittanova è stata allestita una Banca Biologica che ospita i campioni biologici delle popolazioni indagate.

L’osservatorio epidemiologico di Pellaro ospita il centro formazione ed aggiornamento dell’ACE e un poliambulatorio di medicina solidale che è impegnato a fornire, gratuitamente, risposte  assistenziali concrete in un ambito territoriale con aree di crescente disagio socio-economico nonché carente di servizi pubblici dedicati alla prevenzione ed alla cura della patologia cronico-degenerativa.

Gli osservatori si propongono, pertanto, come luoghi in cui l’acquisizione delle conoscenze epidemiologiche, la formazione degli operatori e gli interventi sanitari specifici si alimentano a vicenda con una costante verifica di efficacia dei processi. L’obiettivo è quello di coniugare un utilizzo razionale delle (poche!) risorse con l’efficacia degli interventi. Questo modello viene a realizzare in pratica “una spirale virtuosa” sulla quale si deve basare un moderno e funzionale approccio alla gestione dei problemi inerenti la salute pubblica secondo la formula: Ricerca sul territorio finalizzata alla acquisizione di conoscenze > Formazione di competenze per la gestione dei problemi emersi > Interventi mirati sul territorio > Verifica dell’efficacia degli interventi.

 

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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