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Quel complicato sogno chiamato Pedemontana

pedemontana

(di Francesca Bianchi) Nata come una semplice idea più di cinquant’anni fa, tra sabato e lunedì scorsi, il “sogno” Pedemontana si è finalmente realizzato. Una sua prima e piccola parte perlomeno.

Infatti, nella mattinata del 24 gennaio è stata inaugurata la “tangenzialina” che, passando sotto a Morazzone e all’altezza di Lozza, collega il Ponte di Vedano a Gazzada Schianno, proponendosi come valida alternativa per il raggiungimento della A8.

Due giorni più tardi è stato il turno del primo tratto di autostrada propriamente tale che funge da collegamento tra Cassano Magnano e Lomazzo.

A60 e A36, queste rispettivamente le denominazioni delle strade, inaugurate entrambe dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni che prima in una galleria della tangenze e poi in un’area di servizio a Mozzate ha provveduto al taglio del nastro, sottolineando nel suo intervento:. «Non è mai facile realizzare opere come queste, sono sempre tanti gli ostacoli da superare, dobbiamo ancora completare le opere di compensazione, le piste ciclabili e gli interventi sul verde ascoltando le richieste giuste e sacrosante degli amministratori locali. [..] Ma le infrastrutture servono qui in Lombardia, per rendere più accessibile e quindi più competitivo il nostro territorio».

È questo il proposito con cui è nata la Pedemontana: favorire una miglior viabilità e un più semplice e rapido collegamento tra le maggiori città lombarde, in particolar modo in vista dell’Expo.

Ma non solo. L’idea iniziale era anche quella di realizzare una strada che portasse direttamente al valico di Gaggiolo/Stabio in modo da favorire i frontalieri e velocizzare il loro tragitto verso il confine svizzero.

Peccato che questo progetto risulti essere ancora molto lontano. Inizialmente il collegamento con lo Stato elvetico sarebbe dovuto terminare entro la primavera dello scorso anno e l’intera opera urbanistica entro il 2017 ma, come spesso accade, tra problematiche varie e la mancanza di finanziamenti i tempi si sono prolungati. Le nuove prospettive vedranno il completamento della Pedemontana -almeno il tratto fino a Bergamo- non prima del 2018 sebbene i cartelli indicanti questa direzione siano già stati affissi con largo anticipo e col rischio di far incorrere in errore molti ignari automobilisti.

Ma se da un lato ci sono la confusione e lo sdegno per il mancato completamento di questo tragitto, dall’altra c’è il sollievo per il fatto che, almeno per il momento, percorrere queste strade rimanga gratuito. Se più avanti verrà installato un sistema free flow (con cifre stimate intorno ai 70 centesimi per il primo tratto e 2,20 euro per il secondo), il presidente Maroni ha assicurato che da ora fino a tutta la durata dell’Expo la Pedemontana non sarà a pagamento.

Notizia felice per tutti coloro che avranno intenzione di usufruirne, ma non tanto per l’azienda costruttrice. Come ha fatto presente Marzio Agnoloni, amministratore delegato di Pedemontana e presidente della Milano Serravalle, i soldi del pedaggio servono come finanziamento per il completamento dell’autostrada. Se la Regione Lombardia vorrà mantener fede alle proprie promesse dovrà farsi carico dell’indennizzo.

Le trattative in merito verranno discusse dopo un periodo di monitoraggio del traffico e dell’eventuale quantità di introiti stimata, ma Agnoloni si dice fiducioso di lavorare assieme al Consiglio Regionale in questa direzione.

Le prospettive sembrano dunque delle più rosee, manca solo da capire chi coprirà realmente i 4 miliardi di euro stimati per il completamento di quello che all’epoca è stato definito come un intervento di estrema priorità necessario per la realizzazione di Expo Milano 2015.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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