(mc) Ci sono film che passano in second’ordine probabilmente perché raccontano in modo semplice e realistico, senza effetti speciali, attraverso particolari filtri etnici, ciò che è dolce ma anche amaro nel transito delle storie affettive. Così, tra le scarne pieghe della narrazione, il pathos si fa sentire e ti contagia in profondità sulle note di un violinista moldavo per ciò che non può più riavere ma puoi solo con nostalgia ricordare. “I Lautari” film russo del 1972, diretto dal moldavo Emil Vladimirovici Loteanu, racconta di Toma Alistar, un giovane della Bessarabia, eccellente suonatore girovago di violino che si innamora di Leanca, una giovane zingara che sarà però data in sposa ad un ricco tzigano. La cercherà invano per tutta la vita e morirà senza mai più incontrarla, sempre col pensiero fisso sul suo primo grande amore. Lo farà per lui un altro giovane Toma, cultore e probabilmente erede del maestro, che troverà casualmente la donna ormai anziana e suonerà per lei, scavando nei ricordi e nell’anima dell’anziana Leanca.
