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Cineforum: MI RITROVAI IN UNA SALA OSCURA

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(mc) Il cinema è sempre stato descritto come quella “macchina delle meraviglie” in grado di produrre artificialmente dei sogni in senso lato. Prima che le minisale, la televisione ed internet dessero il colpo di grazia al tradizionale godimento della pellicola, la “grande sala buia” era determinante nel generare una sorta di “caduta nell’inconscio”, con un conseguente distacco dal mondo esterno. Secondo Musatti, ad esempio, il cinema “parla direttamente all’inconscio dello spettatore, in quanto esso (l’inconscio) ha la capacità di risuonare emotivamente di fronte alle immagini filmiche e questo per la particolare somiglianza che presentano con le fantasie inconsce”. Oggi, per via di un modo diverso e, se vogliamo, più distratto di fruire di un film, il coinvolgimento è meno profondo. Tuttavia, quando si illumina il piccolo o il grande schermo, un film o una fiction conservano il potere di evocare il sogno, in quanto una serie di immagini si strutturano sottoforma di una narrazione in cui comparire e ricomparire, a volte sotto forma simbolica, secondo tempi e spazi che non corrispondono a quelli della vita reale. La nostra parte consapevole dà significato a una storia nella quale passivamente partecipiamo, proprio come accade nell’esperienza onirica. In questo senso qualsiasi rappresentazione cinematografica proprio perché costitutivamente onirica non avrebbe neppure bisogno di mettere in scena dei sogni. Ma quando ciò avviene, i sogni rappresentati diventano dei sogni alla seconda potenza.  Nella storia del cinema  le rappresentazioni oniriche sono in numero considerevole e spaziano fra i più diversi generi e autori.  Il sogno filmico è costruito “come se” fosse un sogno vero, discendente da una serie di assunti e postulati inerenti la natura, le caratteristiche e le funzioni del fenomeno-sogno. Nel cinema le sequenze oniriche devono essere chiaramente riconoscibili e contestualizzabili all’interno del racconto filmico, in modo che lo spettatore non abbia dubbi sul fatto che quello a cui assisterà è un sogno. Esistono varie categorie di sogni filmici. Comprendono la rappresentazione onirica operata dal cinema delle origini caratterizzata da mezzi tecnici ed espressivi piuttosto semplici; film contaminati dai meccanismi messi in luce dalla psicoanalisi; film con sequenze di tipo allucinatorio per rendere evidenti particolari condizioni psichiche dei protagonisti; infine, film che giocano sull’ambiguità con uno slittamento continuo tra sogno e realtà senza che ci sia una precisa distinzione tra i due piani.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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