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La dittatura delle curve ultras

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Anche negli stadi si riflette la crisi sociale e di valori

La passione sportiva è stata sempre una molla sociale verso la partecipazione a riti collettivi . Ma ci sono riti e riti. Gli episodi di violenza, che maturano in quel tratto di cemento gradinato degli stadi di calcio si ripetono con sempre maggiore veemenza e non si tratta più di sporadici episodi né tantomeno di singoli scalmanati in cerca di protagonismo esaltato.

Ricordo con terrore lo scooter catapultato sugli anelli inferiori nello stadio di San Siro che per puro caso non ha seminato vittime, per non parlare dell’infausta e violenta platealità di certa tifoseria Nocerina che ha portato all’estrema conseguenza di quindici arresti, o gli ultimi episodi esportati in Polonia. E non è vero che episodi di questo genere facciano capo a gruppi sparuti di scalmanati tifosi in cerca di sfogo fisico, magari frutto di frustrazioni adolescenziali.

No! Siamo di fronte  a veri atti delinquenziali, frutto di incultura e di inciviltà, espressione di una caduta libera di valori, di vuoto di pensiero e di relazioni improntate alla visibilità a tutti i costi, anche se violente sino all’estremo della tolleranza sociale.  Lo stadio e i suoi dintorni diventano il luogo fisico dell’intolleranza e base di lancio degli istinti della sopraffazione. Non ci possono e non ci potranno essere mediazioni su questo fronte. La delinquenza va sradicata, ovunque si manifesti.

Resta il fatto però che talune tolleranze, forme di mediazione in campo e fuori di esso, ammiccamenti e atteggiamenti concilianti sembrano riflettere uno stato d’impotenza di una società che si arrabatta nella vischiosità di una crisi che trascina con sé macerie di ogni tipo, come l’acqua e il fango che travolgono rovinosamente tutto ciò che impedisce un facile scorrimento. In campo ambientale abbiamo permesso troppe nefandezze pagandone le conseguenze. Ora tocca alla società civile!

E’ verosimile che gli errori della politica, la famelicità degli speculatori, gli imbonitori da quattro soldi, la stampa e i media più diseducativi, lo stato di precarietà e di scoramento che abbiamo posto di fronte alle nuove generazioni cominciano a riverberarsi come un boomerang sul frontale della nostra società, troppo attenta ai suoi egoismi, troppo lontana dall’essere sensibile ai bisogni di futuro.

Franz Foti

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Mauro Carabelli

Giornalista

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