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La guerra della comunicazione, parte prima

 La comunicazione strumentale è un fenomeno sociale che non riguarda solo “giovani”, social network e cellulari, ma un modo di relazionarsi verso tutti, tipico dell’era contemporanea, che apre una vera e propria guerra di posizionamenti politico- sociali e d’interessi economici.

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(Matteo Ramelli) Linguaggio, Comunicazione e Comunità sono stati da sempre elementi fondamentali per la sopravvivenza dell’essere umano.  Oggi,  questi tre pilastri sono minacciati e rischiano un’involuzione e l’uomo è di fronte a una fase  paradossale della sua esistenza.
L’involuzione è determinata dal campo di comunicazione che l’uomo sta usando oggi per comunicare, ovvero internet.
Ci troviamo di fronte a una compressione del linguaggio che scaturisce da  due fattori. Il primo riguarda l’aumento dei campi di interesse e l’incremento del  numero delle informazioni circolanti (dati). Questo fenomeno s’intreccia con la  progressiva diminuzione del tempo dedicato dall’utente nel recepire le informazioni corrette e verificate qualitativamente. La conseguenza di tutto ciò si trasforma in un’inadeguata attenzione del valore del contenuto di una notizia, depotenziandone il valore.
Il secondo si riferisce alla crescente semplificazione del linguaggio, fenomeno che è nato con l’uso degli SMS e che si insinua nel tessuto sociale arrivando a compromettere le radici stesse di una cultura. In breve, la compressione del linguaggio si può definire come un fenomeno che deculturalizza e  destruttura l’insieme delle regole fondamentali del linguaggio medesimo.   Questo aspetto è molto più accentuato nel web , dove linguisticamente viene utilizzata un’interlocuzione basata su messaggi improntati generalmente alla superficialità, talvolta sembrano addirittura fatti apposta per “riempire il tempo”.
Qui si apre il vaso di Pandora. Analizzando le figure mediatiche come politici , conduttori televisivi e giornalisti si evidenzia che, per alimentare “l’audience”,  sono pronti a sacrificare la profondità del loro pensiero.  Quando questo avviene, si utilizzano linguaggi semplificati per attivare consenso e attenzione  “dell’uomo-massa”.
Basti pensare a miserevoli politici che hanno usato questi stratagemmi ancor prima di internet , strumentalizzando la TV e creando un processo d’ involuzione comunicativa, contribuendo alla degenerazione del il linguaggio generalmente inteso.
Oggi giorno,  partiti e movimenti, conoscendo la natura della rete e osservando cosa si scrive nei vari linguaggi  “bloghiani “, orientano il linguaggio sapendo già quale terminologia  usare e addirittura che cosa dire, sempre in rapporto al loro pubblico di riferimento. E’ da notare che l’Italia, rispetto ad altre culture occidentali, presenta un profilo asimmetrico fra i vari strumenti di comunicazione: cartaceo (Giornale) , audio – visivo (TV) e multimediale (WEB) .
Il risultato della manipolazione del linguaggio, fenomeno apparentemente casuale, rappresenta un’autentica  dipendenza dalla massa che diventa terreno di caccia per giornalisti e politici i quali si spogliano facilmente di ogni senso deontologico diventando “animali comunicativi” superficiali e strumento perverso della stessa massa.
In questa concatenazione di dipendenza articolata in emotività-strumentalizzazione-spettacolarità-banalizzazione nasce spontanea la domanda : chi influenza chi e chi comanda chi ? Chi sono gli influenzatori e chi gli influenzati? Si potrebbe rispondere che il direttore d’orchestra è l’audience che,  a sua volta,  influenza la pubblicità la quale, a sua volta, sostiene i profitti dei media.
La cosa più sconcertante è l’offuscamento della funzione di molti giornalisti i quali invece di essere i controllori della politica e sostenitori degli interessi degli elettori, si lasciano coinvolgere con smaccata partigianeria, sacrificando talvolta serenità di giudizio e d’informazione, autonomia di pensiero, obiettività nella descrizione dei fatti.
Se questi sono i dati reali della comunicazione odierna, ci si interroga sulla figura del giornalista per capire se incarna  ancora quella di un attento mediatore in cerca della verità, capace con la sua abilità intuitivo-osservativa di offrire argomenti veridici di riflessione all’opinione pubblica, oppure se si è incagliato nella manipolazione dell’informazione diventato un animale comunicativo in cerca esclusivamente di quella audience in grado di sostenere interessi personali o di testata, sacrificando il senso della verità dei fatti.
Il paradosso attualmente imperante è che non sono più i comunicatori a dominare la comunicazione ma il contrario. Tutto ciò genera ancora una volta una confusione di ruoli. Se il dibattito politico è dominato dagli umori della massa, se la stampa giornalistica si nutre e manipola questi umori, qual è la funzione educativa del giornalismo? chi  è che domina la massa e i suoi umori?

Una risposta ci sarebbe. La massa è dominata da chi possiede le regole del campo comunicativo più utilizzato al momento. Quando il campo di comunicazione più diffuso era la TV,  la massa era governata da chi possedeva la televisione . Oggi  uno dei movimenti più grandi della nazione è capeggiato da “Guru” che possiedono l’uso manipolatorio della comunicazione in internet. Più diventano ampie le applicazioni d’interattività del campo comunicativo ( i tentacoli ), più si trasforma in breve tempo il modo di comunicare della massa. La vastità di questi strumenti di comunicazione, se non correttamente regolata nell’utilizzazione, può creare profonde distorsioni sociali, provocando incredibili incomprensioni  fra i vari “ ambienti” della popolazione.
Sembra ormai che il declino dei valori della civiltà, appositamente architettato dai potenti, domini in ogni sfera della vita umana. Tuttavia permane ancora uno zoccolo duro di chi mantiene la forza di volontà per cambiare lo stato delle cose attuali e per rigenerare il futuro. Molto si giocherà sugli strumenti della comunicazione. La battaglia è aperta, non resta che partecipare.

 

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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