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La parola al cambiamento

Parola d’ordine: cambiare. Se non ora quando? Il miracolo di Prodi

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(Rino Scarpato) Le Primarie del PD si sono concluse con 2.500.000 di votanti. Un successo. Nessuno più credeva si potesse ripetere l’affluenza delle ultime primarie. Scetticismo fondato, stante l’abissale  distanza degli elettori di sinistra e non, verso una classe politica ormai allo sfascio per poca credibilità e lontananza dai veri problemi del paese, con un governo impantanato da mesi sull’IMU, prima per “solo” due miliardi, a fronte di 800 di bilancio dello Stato, oggi  addirittura “PER POCHI MILIONI”!
Un governo combattuto, ma solo  a chiacchere,  tra  eliminare le Province,  chiudere il Senato o dimezzare i parlamentari.
Cosa è accaduto quindi per riuscire a portare 2.500.000 di votanti ai gazebo, nonostante il freddo, le  recenti alluvioni, la cassa integrazione , la perdita del lavoro, il 40% di giovani disoccupati, la mancata copertura di fondi per i malati di Sla, le tasse oltre il 50%,  le banche che non fanno le banche, il suicidio di imprenditori?
Mi piace credere che a contribuire al successo di partecipazione popolare  sia stata la dichiarazione di Romano Prodi di andare a votare, aggiungo io “nonostante tutto”.
E’ bastato così poco? E’  forse poco che Prodi sia stato l’unico a sconfiggere  per ben due volte la Destra nonostante Berlusconi? Ma dico di più: è stata  la persona  peggio trattata dalla sinistra per smania di potere dei suoi burocrati,  fatta cadere dai banchi del governo,  esiliata in Europa,   con urgenza recuperata, per poi  umiliarla, nella  mancata elezione alla Presidenza della Repubblica.
Se Prodi dichiara al mondo di sinistra di andare a votare è certamente un messaggio forte, che viene da uno dei pochi volti ancora credibili della vecchia politica  convintamente fiducioso nella qualità dei nostri giovani.
Una dichiarazione che suona come la loro chiamata ad unirsi per il cambiamento, per riappropriarsi del loro futuro, per non assistere passivamente  all’egoismo di una classe politica autoreferenziale sin qui garantita unicamente dalla pigrizia tutta italiana nel ribellarsi, sempre in attesa del favoleggiato assistenzialismo di stato, strumento di ricerca del consenso ormai troppo abusato per poter funzionare ancora una volta.Quella di Prodi è una sollecitazione forte e convincente  che ha smosso le coscienze di chi ancora intravede la possibilità di fondere assieme le energie degli italiani per bene attraverso l’impegno dei giovani, capaci  nel riproporre l’unicità e potenzialità di un popolo  che è stato  per  troppo tempo mortificato da una classe  dirigente, quella dell’ultimo ventennio,  deludente, che non ha retto  al paragone con quella dal dopoguerra che pur  ha operato in un paese ridotto in macerie.
Indubbiamente al vincitore Renzi tremeranno i polsi, nonostante la sicurezza ostentata nel ritenere immediatamente praticabile un programma che troverà nel Governo attuale il primo suo oppositore,dove il modus operandi da sindaco non trova possibilità di  facile replicabilità, per giunta non essendo capo del governo ma solo guida  del maggiore partito della   compagine governativa.
Renzi dovrà lavorare con arguzia, nel tentativo di portare sulle sue posizioni i M5S per le riforme più urgenti e “simboliche” e  per consolidare una leadership spendibile nelle future elezioni politiche.
Oggi,  fallire su tali temi  garantirà la sconfitta del Centro sinistra   e consegnerà il Paese al partito dei delusi e all’ingovernabilità, gettando alle ortiche lo sforzo di tanti  giovani e  ancora una volta la passione di Prodi.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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