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LA CONFUSIONE SOTTO IL CIELO

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Il retroterra filosofico cinese basato sui mutamenti costanti ed evolutivi delle cose fece pronunciare a Mao Tse Tung la famosa frase: “Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente”. Un aforisma, quello di Mao, legato alla visione che il “grande timoniere” registrava nella caotica e perciò mobile realtà cinese, forte del fatto che dietro di lui c’era però un’organizzazione politica ben strutturata e disciplinata, capace non solo di conquistare il potere ma di declinarlo lungo un nuovo ordine programmatico.

Ed è stato quasi sempre così per le svolte epocali più note: dalla rivoluzione francese a quella americana, da quella bolscevica alla nascita della nostra Repubblica fino ai giorni che seguirono la caduta del Muro di Berlino. In quei fatidici momenti non si spalancò il nulla di fronte ai popoli perché si era preparato da tempo un nuovo ordine societario in grado di governare ed interpretare il cambiamento.

Che poi questo abbia prodotto frutti più o meno evoluti o sia andato incontro anche a clamorosi insuccessi ciò non toglie che un cambiamento radicale della società non si sia mai basato solo sulla spinta di momenti insurrezionali ma soprattutto sulla capacità politica, sociale e culturale di incardinare l’esistente entro un nuovo ordine egemonico.

Una recessione ormai in caduta libera, la difficoltà dell’attuale governo di dare in tempi brevi risposte plausibili, l’inamovibilità della cosiddetta casta e la sempre più estesa insubordinazione popolare che si registrano nel nostro Paese, sono prodromi di un cambiamento epocale?

Saremmo tentati a dare una risposta affermativa in considerazione della gravità dei toni insiti nei cahiers de doléances presentati dalla globalità delle categorie produttive italiane oltre che dalla radicalità delle manifestazioni spontanee dei cosiddetti “forconi” o dall’eccezionalità di quei poliziotti che a Torino si sono tolti l’elmetto tra gli applausi dei manifestanti.

Tuttavia, è lecito dubitare che una soluzione “epocale” vera e propria sia a portata di mano e ciò a causa della mancanza di visione oltre che della inconcludenza riformatrice di buona parte della classe politica italiana e, ancor più, della pericolosa deriva che potrebbe prendere la piazza senza appunto una direzione costruttiva. O ritenete che il leader del movimento 5 Stelle o alcuni ambigui capoccia armati, per ora, di metaforici forconi abbiano la “vision” di un Voltaire o di un moderno Gramsci?

E proprio qui sta il problema: davanti alla grande confusione sotto il cielo, per ora, si registra proprio quell’inconsistenza politica, quel “nulla” programmatico foriero o concausa, come la storia purtroppo ci insegna, di medicine improvvisate, a volte squadristiche e integralistiche, cioè tremendamente peggiori dei mali che si vorrebbero sedare.

E quando tutto sta per crollare, ciò che preoccupa di più è proprio la non preoccupazione ostentata dall’attuale governo condita dalla tragicamente ottimistica previsione di Saccomanni che la recessione stia ormai per rientrare.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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