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IL GOSSIP CHE UCCIDE DENTRO

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Giornali e programmi tv sulla cronaca nera, sembra di guardare un film giallo

(Alessandro De Toro) Il mondo sembra essere sorprendentemente cambiato. E questo cambiamento vede protagonisti due secoli, così vicini tra loro eppure così lontani. Il cambiamento sociologico nel quale ci siamo imbattuti con il ventunesimo secolo, sembra aver portato, attraverso il dopoguerra e il boom economico, dei nuovi schemi comportamentali plasmati ad immagine e somiglianza dell’”uomo nuovo”. Qui, l’etica e la morale si confondono e si perdono con la stessa facilità. Il giornalismo mediatico è il nostro primo indiziato per eccellenza. Sembra normale fare spettacolo con ogni cosa. Spettacolo si, perché non è più questione di notizie. Lo spettatore chiama e gli “showmen” rispondono. Ma sarà giusto non avere mai un limite? Sarà giusto utilizzare fatti oggettivamente spiacevoli per architettare forme d’intrattenimento? Forse non lo sapremo mai. La verità però è sotto gli occhi di tutti, come sempre.

Passando a una neanche tanto attenta analisi semiotica i differenti testi -giornali o trasmissioni che siano- è possibile individuare una struttura, una linea guida, che tende a trasformare un fatto di cronaca nera in un prodotto per il grande schermo. Ecco quindi che, un’Italia dilaniata da episodi di sangue e violenza, si trasforma in pochi istanti nella “macchina-sforna-audience”.

E quindi via, via al trucco e alla preparazione di conduttori e invitati speciali. Via all’impostazione del tono vocale degli speakers, che assomiglia sempre più a quello utilizzato nei trailers dei fortunatissimi film gialli di successo. Via alla pseudo-scienza, con l’intervento di psicologi e sociologi da baraccone che offrono la loro esperienza per alimentare il fuoco dell’ascolto. Via ai commenti su social network e forum, appositamente dedicati per le “disquisizioni” e i commenti.

Insomma, una realtà in un certo qual modo moralmente disdicevole. Ma questo, agli Italiani, come tanti altri cittadini di altre nazionalità, sembra non importare. Il giovedì sera almeno si ha di che discutere. Idem per il martedì, e via dicendo. Certo, perché forse il problema sta proprio lì. La finzione non basta più. La capacità di astrarsi ed utilizzare la fantasia per il proprio appagamento sembra necessitare di carburante reale adesso. Ma la domanda è: a quale prezzo?

I parenti stessi delle vittime, sembrano ormai “inconsciamente” – o almeno ci si augura- proiettati nel mondo dello spettacolo con una disinvoltura raccapricciante. Qualcuno chiede esplicitamente di entrare a far parte di questo mondo.

Lo scenario, senza scadere nella distopia, segnala una crisi. E questo non è certo un concetto nuovo. L’intento se mai, è quello di dimostrare che come la filosofia di Banfi o la psicanalisi di Jung ci insegnano da voci del passato secolo: nel fattore di crisi, è insito il germoglio della rinascita.

Allora  cerchiamolo questo germoglio, prima di appassire definitivamente.

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Mauro Carabelli

Giornalista

2 Comments

  1. Bravissimo, complimenti !!! hai colto nel segno : ( un processo di degradazione del valore della vita , che fa rabbrividire ) complimenti per l’intuizione

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