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Paura per l’ebola, ma chi conosce la legionella?

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(Di Noemi Aragosa) Se ne è però parlato e discusso molto, suscitando grandi timori nelle famiglie italiane. Al contrario, la Legionella  è presente nel territorio italiano e sebbene sia potenzialmente più vicina alle nostre abitudini molti cittadini ne sono all’oscuro.

La Legionella  è un batterio sovente presente nei luoghi pubblici come ospedali, alberghi e stabilimenti termali ma anche nelle nostre case. Situazione questa che ha portato addirittura al decesso di persone ignare di aver contratto il batterio.

Giova ricordare che il batterio è presente sia negli ambienti naturali ma in dosi talmente basse da non costituire un pericolo, sia nelle tubazioni dell’acqua calda o impianti di climatizzazione, il che determina una problematica molto più dannosa per la salute del cittadino.

Infatti, il contagio può avvenire quando si fa la doccia, quando si aprono i rubinetti dell’acqua calda e attraverso la respirazione del vapore acqueo.  Il rischio è soprattutto per le persone anziane e per i bambini. I sintomi all’inizio sono molto simili alla broncopolmonite ma successivamente degenera  con blocchi ai reni, compromissione di  fegato e intestino, fino a condurre alla morte in pochissimi giorni. Per combatterla  bisogna semplicemente affidarsi a dei tecnici specializzati che fanno dei test (il costo è sui 150 euro circa), successivamente è sufficiente uno shock termico: alzando cioè la temperatura oltre i 50° nei boiler dell’acqua calda per 4 o 5 ore; diverso procedimento per l’aria condizionata nei cui impianti bisogna avviare una sanificazione.

In Italia si ammalano di legionella oltre 1300 persone all’anno. A Milano si sono per ora registrati sei casi di ultrasettantenni, tra cui un decesso. Si ipotizza che la malattia non si trasmetta da persona a persona ma dalla respirazione di vapore acqueo infetto frequentando lo stesso locale pubblico o attraverso il contagio con l’acqua di casa propria.

Sono dati per ora non particolarmente allarmanti ma di fronte ai quali non bisogna abbassare la guardia proprio in considerazione della presenza del batterio nei contesti più casalinghi. Probabilmente andrebbe incrementata un’informazione più corretta. Infatti, sulla base della testimonianza di parenti che hanno perso i propri cari per colpa di questo batterio, spesso si riscontra l’esistenza di una scarsa conoscenza del problema.

 

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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