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Il Cinema e lo scorrere del tempo

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(di Mauro Carabelli)Ragionavo sullo scorrere del tempo. E come lo scorrere del tempo sia poco percepito da chi è giovane. E come a chi è giovane conti soprattutto il presente anche perché di passato ce n’è ancora poco per definirlo tale e di futuro davanti sicuramente molto. Per cui, perché preoccuparsi? Ci sarà tempo per farlo. Ed ecco che il tempo è arrivato. Almeno per me. No, non mi preoccupo. Ma mi dispiace vedere sfiorire i corpi e probabilmente, prima o poi, anche le menti. “Che spreco” disse a tal proposito una volta Oriana Fallaci.

Spesso riguardo uno dei miei film preferiti che è La Nuit américaine (Effetto notte per il pubblico italiano) del 1973, un film nel film e sul film quando fare cinema era una costruzione avventurosa e romantica, di François Truffaut e di cui è veramente coinvolgente il commento musicale di George Delerue relativo a queste sequenze:

https://youtu.be/Oig7a_S3iGA

Osservate le fattezze e le espressioni dei giovani volti degli interpreti principali Jacqueline Bisset e Jean Pierre Leaud. Oggi, dopo più di quarant’anni i segni di questo benedetto tempo sui loro luminosi volti giovanili sono evidenti. Basta fare una ricerca di immagini in Google.

Tra l’altro Truffaut inaugurò la Nouvelle Vague  facendo recitare proprio un giovanissimo Jean Pierre Leaud nel mitico film  Les quatre cents coups di cui sottopongo la sequenza finale (dura solo un minutino) dove il protagonista è un ragazzino fuggito dal riformatorio che corre verso il mare illudendosi che lo accolga la libertà:

https://youtu.be/lP8lz0Vf8Mg

Vedete, la fregatura della globalizzazione del linguaggio  sommata a un’incredibile evoluzione dei mezzi di riproduzione digitale dell’immagine delle cose e delle persone ci mostra come quarant’anni possano scorrere davanti a noi in pochi secondi segnalando l’estrema brevità e relatività dell’esistenza. E il raffronto tra il prima e il dopo spesso mi secca la gola lasciandomi impotente nell’illusione di fermare lo scorrere del tempo come nella famosa partita a scacchi con la Morte  ne Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman:

https://youtu.be/d2S9VVeGNkA

Probabilmente  tutto ciò è capibile in profondità solo da chi è invecchiato come me assieme a quelle persone e a quelle cose.

Eppure in quei  volti segnati degli attori e dei registi di ieri c’è la poesia di una vita trascorsa bruciandosi nell’esistenza e il digitale dopo tutto ci dà una mano per capire perché l’universo sia così pieno di nostalgica luce. O forse è una grande illusione? Mah, ancora una volta lasciamo che il cinema “ars gratia artis”  imperi  facendoci fare sogni dorati!

Tuttavia sono anche un poco triste. E mi si inumidiscono gli occhi.  Lo ammetto. Ma probabilmente è solo commozione per quanto, malgrado tutto e la brevità di questo tutto, grazie al Cinema, si riesca ancora a comunicare oltre i corpi. Appunto col cuore. Anche quando non ci saranno più quegli attori e anche quando non ci saremo più noi con il nostro cuore. In quest’ultimo caso qualcuno dovrà, speriamo, continuare a commuoversi al posto nostro.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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