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Mario Draghi piace ai sovranisti?

draghi giorgetti

(Foto da notizie.tiscali.it)

(di Mauro Carabelli) Dire “Draghi chi, quello dei poteri forti ?” è come affermare che l’acqua è bagnata. E’ evidente che Draghi abbia più che aleggiato da quelle parti. Da sempre uomo dell’alta finanza, già direttore della Banca Mondiale e  di quella Centrale Europea, a suo tempo anche alto dirigente della Goldman Sachs, è sicuramente un profondo conoscitore oltre che gestore dei meccanismi finanziari e delle relative leve e ha sicuramente rappresentato l’apologeta dei “conti a posto” rafforzando l’eurozona. Tuttavia, liquidarlo come l’ “uomo dei poteri forti”, mettendosi così il cuore in pace, significa ancora una volta cogliere di Draghi solo l’aspetto ovvio e non la sua abilità  dimostrata, per esempio, nel sostenere il mercato dei titoli di stato europei , contribuendo ad abbassare lo spread dei paesi periferici e consentendogli di finanziarsi a prezzi accessibili; e in una situazione di emergenza come quella epidemica,  schierarsi con la tesi che si dovesse far leva su un aumento significativo del debito pubblico accompagnato dalla “cancellazione del debito privato”, auspicando l’intervento dello Stato nell’economia, per “mettere in campo il suo bilancio per proteggere i cittadini e l’economia contro scossoni di cui il settore privato non ha alcuna colpa, e che non è in grado di assorbire”. Un cambio di rotta significativo, giustificato dall’eccezionalità della pandemia, che ha mostrato la duttilità di pensiero e la capacità di adeguare la forza dei meccanismi  finanziari all’evoluzione dei tempi. Chi altri? E’ soprattutto  in questa presa di posizione che si cala l’interesse della Lega “sovranista”   per un Mario Draghi a capo di un governo di larghe intese nella fase di ripartenza del Paese. Può sembrare fantascientifico immaginare dei “patrioti sovranisti” (Meloni esclusa, in verità) invocare il suo nome. Lo ammetto e con non poche perplessità. Ma chi ha idee migliori, le tiri fuori. Né ridurrei  questa scelta di campo solo come il tentativo, e ci sta, di mettere fuori gioco Conte. Lo sottolinea, intervistato da La Prealpina lo stesso Giancarlo Giorgetti: “il nome di Draghi non l’ho tirato fuori adesso: l’ho fatto già alla fine dello scorso anno. Ma non è che io abbia un’ossessione sul nome di Draghi (…) Chi vuol capire vada a rivedere l’intervento di Draghi in Cattolica dell’11 ottobre 2019. Il titolo era ‘Conoscenza, coraggio e umiltà”. Chi vuole governare questo Paese deva aver queste virtù”. Tutto sommato, l’intervista de La Prealpina ruota attorno a questa limpida ammissione, né più né meno.

 

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Mauro Carabelli

Giornalista

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