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Viaggio nella Valle del Po

 

Viaggio nella Valle del Po

(Di Mauro Carabelli)  Mario Soldati (1906 – 1999) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, regista, sceneggiatore e autore televisivo italiano. Quelli della mia generazione lo hanno soprattutto apprezzato quando nel 1956 per la RAI gira il primo “reportage enogastronomico” dei cibi genuini  – “Viaggio nella valle del Po” -  una delle trasmissioni più fortunate e feconde della televisione italiana. Soldati ne è l’ideatore, regista e conduttore. Le puntate, che si possono rivedere su Raiplay, non ci accompagnano solo nella tradizione culinaria  di questi luoghi ma ne fotografano una parte ancora in bilico tra lavori, linguaggi, aneddoti di origine contadina e l’affacciarsi all’inarrestabile “progresso” proprio dell’industrializzazione del nostro Paese.  Camion che percorrono  veloci strade asfaltate  a ridosso di quelle polverose dei borghi agricoli; cacciagioni per piatti prelibati e allevamenti intensivi di suini e pollame; manualità di massaie e nobildonne sfidate dai tecnici della produzione alimentare, degustazioni di vini alla vecchia maniera, mercati di bestiame e tanto altro.  Rimane sullo sfondo il grande Po che lambisce  le nostre terre dal Piemonte alla Lombardia,  dall’Emilia Romagna  al Veneto, custodendo  arti, mestieri, ricette segrete tramandati da generazioni.   Il tutto concorre a fare di questa serie un documento d’importanza antropologica.

Quando ero bambino, trascorrevo una parte delle vacanze estive nella fattoria dei miei bisnonni, tra mietitrici e trebbiatrici, trattori e aratri, cavalli e animali da cortile. La località, denominata Cascina Gandina, faceva parte della provincia pavese e distava un paio di chilometri in linea d’aria dal Po. L’altra sponda era piacentina tant’è che la lingua contadina della parte lombarda era contaminata da tratti emiliani.

Come rimpiango quei momenti! Rivendendo il programma con i caratteri degli abitanti, ricordi di odori nell’aria, paesaggi oggi introvabili, tra ieri e oggi  mi sembra di aver vissuto due vite. Nostalgia inevitabile.  Certamente perché ero giovanissimo e l’esistenza era ancora tutta da scrivere vivendola spensierata al momento. Tuttavia, altri ritmi e stili di  vita in confronto all’ipertecnologica velocità dei nostri tempi dove non si assapora mai a fondo nulla talmente è veloce il ricambio del tutto.  Il tempo trascorreva lento e sincero come il grande fiume, nel lavoro e nei pensieri, nelle amicizie e nel pane giallo di mais imbevuto di Clinton (di straforo) che ben si conciliavano con il sapore, i silenzi e l’ampio orizzonte di quelle terre fertili.

In una  Lettera aperta a Italo Calvino, pubblicata su Paese Sera, Pasolini diceva: “È questo illimitato mondo contadino prenazionale e preindustriale, sopravvissuto fino a solo pochi anni fa, che io rimpiango (…) Gli uomini di questo universo non vivevano un’età dell’oro, come non erano coinvolti, se non formalmente con l’Italietta. Essi vivevano quella che Chilanti ha chiamato l’età del pane. Erano cioè consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questo, forse, che rendeva estremamente necessaria la loro povera e precaria vita. Mentre è chiaro che i beni superflui rendono superflua la vita (tanto per essere estremamente elementari, e concludere con questo argomento).”

La puntata che vi propongo “Tra mostarde e carni…inusuali”, dopo la dotta e divertente introduzione di Mario Soldati, scorre tra antiche locande e fattorie vinicole,  fabbricazione della mostarda diffusa nell’Italia settentrionale già dal Seicento,  allevamenti di fagiani e una breve, suggestiva parentesi con Gianni Brera, nativo di quelle parti, che disquisisce di rane (i “rann”) in guazzetto ed esalta pure l’antica cultura cinese non dissimile da quella pavese.

https://www.raiplay.it/programmi/viaggionellavalledelpo

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Mauro Carabelli

Giornalista

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