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Le trappole del Mattarella bis

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Su Mattarella stenderei un pietoso velo. Ha rappresentato la continuità dello status quo quando, a suo tempo, con elezioni anticipate a fronte di un Paese reale che esprimeva tutt’altra maggioranza, avrebbe potuto contribuire onorevolmente al cambiamento. Il nostro ha invece preferito ingraziarsi un’Europa succhia sangue assecondando una sinistra minoritaria e  dei dilettanti allo sbaraglio come i pentastellati. Gli indegni risultati, propri di una  politica pusillanime e senza futuro, sono inequivocabilmente davanti a tutti. E lui, dopo l’ottavo scrutinio, si è prestato talmente col cuore in mano facendo nascere il sospetto che gli scatoloni del trasloco fossero vuoti. A giochi fatti, il csx può rivendicare di aver rimesso un proprio uomo ad occupare la più alta carica dello Stato. Il cdx si è sfaldato soprattutto per stupidità strategica, gelosie interne e fronde centriste. Senza contare che Salvini, preso com’era ad agitarsi a beneficio di telecamere con la maschera del king maker, non si è reso conto del trappolone in cui stava scivolando. È probabile che il voltafaccia di un pretino come Letta sia stato condizionato dalle pulsioni correntizie del PD. Così come è probabile che Conte sia stato impallinato da Di Maio. Certo è che, ad un certo punto,  un’astuzia trasversale deve aver attraversato il retropensiero di questi signori: lasciamo a Salvini la parte del protagonista per poi, sul più bello, fare un passo indietro. Così, il nostro povero e “generoso” Matteo si è ritrovato col classico cerino spento in mano e tante promesse non mantenute. Avrà un bel da fare per evitare ulteriori emorragie verso il partito della “coerente”‘ Meloni. E sui social è già iniziata una campagna trasversale per delegittimarlo. Al cospetto di Forza Italia e i cosiddetti centristi sado masochisti del cdx, meglio voltarsi schifati dall’altra parte. Con tutti questi attori da commedia dell’arte più che da tragedia greca, si consumerà l’ultimo anno governativo prima delle naturali elezioni del 2023. Ci sarà da piangere con un Draghi scornatissimo, la cui ascesa al Quirinale è stata osteggiata dai più,  e il resto della truppa nemmeno capace di aprire i dossier sul tavolo, pure alle prese con l’onnipresente campagna elettorale. E su tutto aleggia la sconsiderata voglia di una riforma elettorale in senso proporzionale.  Covid permettendo, hai voglia di parlare di stabilità. Nemmeno re Mattarella, applauditissimo successore di se stesso, potrà, questa volta, garantirla. Instabilità per instabilità, forse, sarebbe stato più rassicurante incoronare per sette anni l’ex presidente della BCE.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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