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Ucraina pietra dello scandalo

 

putin

(Mauro Carabelli) Le bocce non sono ancora del tutto ferme, ma il blitzkrieg di Putin sembra aver aperto uno spiraglio dato che il presidente ucraino Zelensky parrebbe disposto a negoziare con Mosca. Vero o falso, il realismo eviterebbe un bagno di sangue vista la preponderante macchina da guerra russa. Oggetto dell’incontro la possibilità di formalizzare la neutralità dell’Ucraina e la relativa rinuncia all’ingresso nella Nato. Sono i due punti cardine irrinunciabili attorno ai quali, per anni, le diplomazie dell’est e dell’ovest europeo si sono accapigliate. L’Ucraina, pietra dello scandalo, sarebbe potuta diventare, secondo Mosca, la testa di ponte di una politica aggressiva della Nato. Non a caso, Stati Uniti e UE, dal 2014 ad oggi,  hanno elargito al governo di Kiev più di 20 miliardi con lo scopo non tanto recondito di staccare l’Ucraina dall’area d’influenza russa, portarla nella Nato e in Europa, con la ghiotta possibilità di installare basi militari a ridosso dei confini. Alla faccia della saggezza diplomatica! Non dimentichiamo che tra gli obbiettivi della posta in gioco c’è anche il controllo dei gasdotti che attraversano l’Ucraina da cui dipende una parte considerevole dell’approvvigionamento europeo di gas russo. Lo schema della pericolosa partita a scacchi ora sta dando il matto non solo al braccato presidente Zelensky ma, sul piano energetico, a buona parte dell’Europa e su quello espansionistico all’America di Biden. Le dinamiche parrebbero  seguire logiche da guerra fredda quasi vivessimo ancora nel “secolo breve” scorso. Solo che qui entrano in gioco l’economia e le risorse energetiche più che l’ideologia e le anime belle. Insistere con questo paradigma riducendo tutto ad uno scontro tra democrazie e tirannie, tra buoni e cattivi, demonizzando solo Putin, denota il basso livello strategico e culturale di un’Europa inesistente sul piano politico, tuttavia insistente nell’applicare fantasmagoriche sanzioni nei confronti della Russia. Un graffietto che non potrà che ritorcersi sulla propria economia. Il resto del recitato lasciamola al mainstream e alle patetiche macchine propagandistiche di casa nostra.  Altro che sventolare bandierine della pace o inviare tremila Alpini! Quel fronte dell’est è da tempo che si sta rafforzando perché pure la Cina non è stata a guardare.

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Mauro Carabelli

Giornalista

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